dariodeleonardis.me

Dalla fede alla ‘verità’ nascosta: Viaggio nella mente delle comunità complottiste

Dalla fede alla ‘verità’ nascosta: Viaggio nella mente delle comunità complottiste

In questo articolo

 


 

Introduzione: Il viaggio della zia, dalla fede alla “verità” nascosta

Vi è mai capitato? Quella zia, un tempo figura rassicurante e devota, magari dedita al rosario quotidiano, che improvvisamente si trasforma in un’ardente sostenitrice di teorie no-vax o di oscure cospirazioni globali? Questo archetipo, quasi un meme contemporaneo, ci introduce con forza a un fenomeno sociale e psicologico complesso. Non si tratta di semplice “ignoranza” o “follia”, ma di un percorso che affonda le radici in profondi meccanismi mentali, dinamiche di gruppo e nel tessuto culturale in cui viviamo.

Comprendere questa metamorfosi significa esplorare come un sistema di credenze tradizionale, come la fede religiosa, possa essere rimpiazzato o affiancato da un sistema di “verità alternative”. Spesso, queste nuove “verità” sono accomunate da una profonda sfiducia verso le istituzioni e le narrazioni ufficiali. È un riorientamento della fede: da un Dio trascendente a “verità nascoste” e, talvolta, a nuovi “profeti” digitali. Entrambi i sistemi, in fondo, offrono ciò che la mente umana anela: un senso di ordine e spiegazioni totalizzanti in un mondo percepito come caotico.

Definizione e caratteristiche del pensiero complottista

Ma cosa intendiamo esattamente per “teoria del complotto”? Gli accademici le definiscono come narrazioni, fondamentalmente false, che postulano l’esistenza di agenti segreti intenti a perseguire fini malevoli. Sono spesso “racconti sulla moralità”, come li definisce la Commissione Europea, che contrappongono un bene idealizzato a un male oscuro, offrendo una visione manichea del mondo. Si basano su fatti non verificabili, proponendo spiegazioni complesse ed esagerate che persistono anche senza prove concrete. La segretezza e l’azione di forze potenti sono i loro marchi di fabbrica.

Il pensiero complottista ha tratti distintivi, riassumibili nell’acronimo CONSPIR:

  • Contraddittorietà: Si può credere a idee opposte simultaneamente.
  • Ossessione del sospetto: Un nichilismo scettico verso le versioni ufficiali.
  • Nefaste intenzioni: Si presume sempre il peggio dai presunti cospiratori.
  • Sotto sotto qualcosa non va: Anche se una teoria cade, la sfiducia di fondo rimane.
  • Persecuzione e vittimismo: I credenti si sentono vittime eroiche.
  • Immunità all’evidenza: Le prove contrarie diventano parte del complotto.
  • Reinterpretazione del caso: Nulla è casuale, tutto è un segno.

Questo sistema di pensiero chiuso si auto-alimenta, assorbendo ogni critica. L’attrattiva iniziale sta nella sua semplicità e certezza di fronte a eventi complessi e ansiogeni, come una pandemia o una crisi economica. Per chi è abituato a trovare risposte in una fede strutturata, una teoria del complotto può offrire un’ancora simile.

La mente complottista: Le radici psicologiche dell’adesione

L’adesione ai complotti non è casuale; risponde a bisogni psicologici profondi.

Bisogni epistemici: Capire e avere certezze

Vogliamo capire il mondo, specialmente quando ci sentiamo minacciati. Le teorie del complotto prosperano sull’incertezza, offrendo spiegazioni semplici e colpevoli identificabili. La mente preferisce spesso una spiegazione lineare, anche se falsa, alla complessità del reale. Il “Need for Cognitive Closure” (NCC), il desiderio di risposte definitive, gioca un ruolo chiave: chi ha un alto NCC si aggrappa alla prima spiegazione che riduce l’ambiguità.

Bisogni esistenziali: Controllo e sicurezza

Abbiamo bisogno di sentirci sicuri e in controllo. Eventi traumatici minano questa sensazione. Paradossalmente, credere a un complotto può restituire un *controllo compensativo*: “conoscere” il piano segreto infonde un senso di superiorità e controllo. L’idea che gli eventi negativi siano casuali è spesso più disturbante. La credenza nei complotti aumenta infatti con la percezione di perdere il controllo.

Bisogni sociali: Appartenenza e unicità

Chi si sente emarginato può trovare accoglienza e identità nelle comunità complottiste. Questi gruppi si vedono come detentori di una “verità nascosta”, rafforzando l’autostima e soddisfacendo bisogni narcisistici. Sentirsi “speciali” o “risvegliati” è un potente incentivo.

Scorciatoie mentali: Il ruolo dei bias cognitivi

Il nostro cervello usa euristiche, o scorciatoie, che possono portare a errori: i *bias cognitivi*. Le teorie del complotto li sfruttano abilmente.

Bias CognitivoDefinizioneImpatto sulla Credenza Complottista
Bias di ConfermaCercare informazioni che confermano le proprie credenze.Cercare attivamente notizie anti-vaccino, ignorando dati scientifici.
Bias di ProporzionalitàEventi grandi devono avere cause grandi.Una pandemia non può essere naturale; deve esserci un grande complotto.
Bias di IntenzionalitàVedere intenzioni ovunque, anche nel caso.Un blackout non è un caso, ma un sabotaggio.
Fallacia della CongiunzioneVedere nessi causali tra eventi che co-occorrono.Il 5G e la pandemia sono collegati.
Ragionamento MotivatoCercare conclusioni desiderate.Interpretare ogni informazione per rafforzare la visione complottista.
Bias di SemplificazioneSemplificare situazioni complesse.È più facile credere a un piccolo gruppo di banchieri che a cause economiche complesse.

Questi bias sono umani, ma nei complottisti possono essere accentuati.

Tratti di personalità predisponenti

Alcuni tratti, pur non essendo cause dirette, aumentano la suscettibilità:

L’interazione di questi elementi crea un “cocktail motivazionale” potente, rendendo le credenze radicate e resistenti. L’idea di essere parte di una lotta epica può offrire un surrogato di scopo e adrenalina.

Alex Jones, il re del complottismo USA e non solo, con più cause per diffamazione sul groppone di quante ne possa gestire
Alex Jones, il re del complottismo USA e non solo, con più cause per diffamazione sul groppone di quante ne possa gestire

La forza del gruppo: Dinamiche sociali delle comunità complottiste

Le teorie del complotto prosperano nei gruppi. Al centro c’è la costruzione di un’identità collettiva: *”Noi”* (i risvegliati) contro *”Loro”* (le élite, il sistema). Questa dinamica *ingroup vs outgroup* rafforza la coesione e l’ostilità verso l’esterno, spesso funzionando come una setta.

Camere dell’eco e bolle di filtraggio

I social media sono determinanti. Facilitano *camere dell’eco*, dove si sentono solo voci concordi, e *bolle di filtraggio*, dove gli algoritmi mostrano solo contenuti allineati. Sebbene l’impatto vari (uno studio suggerisce che Facebook aumenta la diversità ma spinge verso siti partigiani, Reddit può moderare, Twitter ha scarso impatto), è chiaro che i social favoriscono ecosistemi informativi autosufficienti. Questi possono assomigliare a *sette digitali*, con reclutamento, indottrinamento e demonizzazione dei “non credenti”.

Il caso No-Vax

Le comunità no-vax, emerse con forza durante la pandemia, sono un esempio emblematico. Si vedono come “guerrieri” contro una “dittatura sanitaria”, usando social e chat (come Telegram) per proselitismo e disinformazione, talvolta distorcendo informazioni scientifiche e storiche.

Narrativa Comune (COVID-19)Base EmotivaTarget Sfiducia
I vaccini causano gravi danni/morte.Paura per la salute.Big Pharma, agenzie regolatorie.
Il virus è un’invenzione/creato in laboratorio.Rabbia, negazione.Governi, OMS, scienziati.
Le misure sono strumenti di controllo.Senso di oppressione.Governi, UE.
Esistono cure alternative “nascoste”.Speranza, sfiducia nella medicina.Medici, comunità scientifica.
I vaccini contengono microchip/alterano DNA.Paura della manipolazione.Élite globali (es. Bill Gates).

La persistenza di queste credenze, nonostante le prove scientifiche, dimostra la forza del gruppo. La partecipazione non è passiva: i membri co-costruiscono la narrazione, condividono meme, partecipano a “flame wars” e attaccano i dissidenti. Questa partecipazione attiva, facilitata dai social media, cementa l’adesione, rendendo l’abbandono psicologicamente costoso.

La bussola politica sbilanciata: Perché prevalentemente a destra?

Si osserva spesso un allineamento delle comunità complottiste con la destra, specialmente estremista o sovranista. Questo non è casuale.

Propaganda sovranista e populista

Ideologie sovraniste e populiste di destra condividono temi e strutture con il complottismo: sfiducia nelle élite, appello alle emozioni (paura, rabbia) e identificazione di nemici. La propaganda sovranista online spesso agita lo spettro della “sostituzione etnica” o vede la migrazione come un’arma. Il populismo contrappone “il popolo puro” all’ “élite corrotta”, creando terreno fertile per teorie su come le élite tramino segretamente. L’estremismo di destra ha storicamente usato i complotti per mobilitare e demonizzare.

Tema Sovranista/Populista (Destra)Corrispondente Narrativa ComplottistaEmozioni Sfruttate
Perdita sovranità (UE, ONU).Complotto Nuovo Ordine Mondiale (NWO).Paura, rabbia.
Minaccia immigrazione (“invasione”).Teoria Grande Sostituzione, islamizzazione.Paura, xenofobia.
Corruzione élite.Deep State, cabala segreta.Indignazione.
Attacco valori tradizionali (gender, woke).Complotto “gender”, élite “woke”.Paura, risentimento.
Controllo media/scienza.Media = propaganda, scienza = Big Pharma.Sospetto.

Visione manichea e sfiducia

Sia i complotti che la destra radicale presentano il mondo come una *lotta apocalittica tra bene e male*, una visione che non ammette sfumature ed è emotivamente mobilitante. QAnon, con la sua lotta contro una “cabala satanista”, ne è un esempio. Una profonda *sfiducia nelle istituzioni* è sia prerequisito che conseguenza di questa visione, alimentata attivamente dalla propaganda populista. Quando le fonti ufficiali sono screditate, le “verità alternative” diventano le uniche credibili, creando un circolo vizioso che rende impermeabili ai fatti. Entrambe le correnti offrono una diagnosi simile (élite corrotte), una prognosi catastrofica e una soluzione (ribellarsi, affidarsi a leader forti). Questo facilita la sovrapposizione e il mutuo rafforzamento. Un altro collante è il concetto di *purezza* e la paura della *contaminazione* (fisica, culturale, ideologica), che unisce narrazioni anti-immigrazione e no-vax.

Quando la fede vacilla: La transizione verso nuove “verità”

Il passaggio dalla fede tradizionale al complottismo è un percorso complesso.

Crisi, traumi e perdita di riferimenti

Crisi personali (lutti, malattie, perdita del lavoro) possono scuotere le certezze e minare l’autostima, rendendo vulnerabili. Se le istituzioni tradizionali, inclusa la religione, non offrono risposte adeguate, si crea un vuoto che le teorie del complotto possono colmare, specialmente se si prova alienazione o marginalizzazione.

L'”Epifania” e la nuova religione laica

L’adozione del complottismo assomiglia spesso a una *”conversione”* o “epifania”, un momento in cui tutto sembra “chiaro”. Questa esperienza è psicologicamente potente, offrendo sollievo e consapevolezza. La nuova visione diventa una sorta di *religione laica*, difficile da scalfire. Può essere vista come una *strategia di coping disfunzionale* a crisi e traumi, che porta a comportamenti dannosi e isolamento. Per la nostra “zia”, può essere un sollievo temporaneo al prezzo di una visione distorta.

Una preesistente abitudine al *pensiero dogmatico* può facilitare il passaggio. Chi è abituato a derivare verità da fonti infallibili può trasferire questa modalità a un nuovo sistema “alternativo” che offre certezze assolute. Se la fiducia nel sistema tradizionale viene meno, il complottismo può offrire un “pacchetto” funzionalmente simile.

I mercanti di illusioni: Come guru e truffatori monetizzano la credulità

Le comunità complottiste sono un target appetibile per *guru, influencer e truffatori (grifters)*. Questi “mercanti di illusioni” sfruttano le vulnerabilità psicologiche e sociali per promuovere i loro business. Fanno leva su bisogni insoddisfatti, debolezze cognitive, tratti di personalità e condizioni sociali, spesso mobilitando critiche alle disuguaglianze per vendere false soluzioni.

Adriano Panzironi, guru del metodo Life 120, condannato per esercizio abusivo della professione medica
Adriano Panzironi, guru del metodo Life 120, condannato per esercizio abusivo della professione medica

I modelli di business

L’industria del complotto è variegata:

  • Vendita di “cure” alternative, integratori, libri e corsi: Sfruttando la sfiducia nella medicina, propongono prodotti “naturali” o “segreti”, come le “pozioni anti-vaccino” o libri di case editrici specializzate.
  • Merchandising, donazioni e abbonamenti: Monetizzano l’identità comunitaria con gadget e raccolte fondi. Anche YouTube può contribuire indirettamente.
  • Schemi di investimento fraudolenti (cripto): Sfruttano la sfiducia nei sistemi finanziari con promesse irrealistiche. Usano il mantra *”DYOR”* (Do Your Own Research) per deresponsabilizzarsi e sfruttare il bias di conferma.
  • Clickbait e Audience Farming: Usano contenuti sensazionalistici per generare traffico e vendere audience.
Strategia di MonetizzazioneTattica di Marketing/ManipolazioneVulnerabilità Targettizzata
Vendita prodotti/servizi.Testimonianze false, appello al guru, urgenza.Bisogno di cure, sfiducia, ansia.
Donazioni, abbonamenti.Appelli emotivi, senso comunità, accesso privilegiato.Bisogno di appartenenza, lealtà.
Investimenti fraudolenti.Guadagni facili, false testimonianze, mantra “DYOR”.Desiderio di ricchezza, scarsa alfabetizzazione finanziaria.
Clickbait, Audience Farming.Titoli sensazionalistici, contenuti allarmistici.Curiosità, paura, indignazione.

Tecniche di manipolazione

Utilizzano un “marketing della menzogna“: creano aure di autorevolezza, usano linguaggio emotivo, sfruttano testimonianze, creano urgenza e usano tecniche di persuasione classiche. Miscelano vero e falso, decontestualizzano informazioni e attaccano chiunque li critichi. Creano ecosistemi commerciali chiusi, rendendo difficile l’uscita e rafforzando la dipendenza. L’uso di “DYOR” è particolarmente insidioso: sembra un invito al pensiero critico, ma indirizza le vittime verso conferme controllate, allineando la truffa con l’auto-percezione del target e rendendo l’ammissione di essere stati ingannati psicologicamente devastante.

Davide Vannoni, morto a Torino il padre della controversa terapia Stamina. Aveva 53 anni - Il Fatto Quotidiano
Davide Vannoni, ex marketer che illuse tanta gente con il sedicente Metodo Stamina

Conclusione: Comprendere per dialogare, oltre lo stigma

L’analisi rivela un fenomeno complesso, lontano da etichette semplicistiche. Comprendere le ragioni profonde è il primo passo per intervenire e dialogare. L’adesione è sostenuta da bisogni psicologici, bias cognitivi, vulnerabilità individuali, dinamiche di gruppo, compatibilità politiche, crisi personali e sfruttamento commerciale.

Affrontare il fenomeno richiede un approccio che vada oltre la condanna, che spesso ottiene l’effetto contrario. Alcuni suggerimenti:

  • Promuovere il *pensiero critico* e l’*alfabetizzazione mediatica*.
  • Evitare la demonizzazione, riconoscendo i bisogni umani sottostanti.
  • Favorire il *dialogo empatico* (ove possibile), cercando di capire quali bisogni la teoria del complotto sta cercando di soddisfare.
  • Rafforzare la *fiducia nelle istituzioni* attraverso trasparenza e responsabilità.
  • Interventi mirati, calibrati sull’attaccamento emotivo.
  • Responsabilizzare le piattaforme social.

Per “raggiungere la zia”, potrebbe essere più utile *riconnettersi ai suoi bisogni psicologici sottostanti* (controllo, significato, appartenenza) piuttosto che attaccare frontalmente le sue credenze. Offrire ascolto e alternative sane può ridurre l’attrattiva del complotto. La responsabilità non è solo individuale: la *trasparenza e l’integrità delle istituzioni* sono fondamentali per creare un ambiente in cui sia possibile trovare una via d’uscita credibile. Un cambiamento positivo nel “sistema” può offrire un appiglio per una riconsiderazione graduale. Comprendere la “zia” significa, quindi, comprendere anche il mondo complesso e talvolta deludente che l’ha portata lì.