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Il genio dell'(in)efficienza? Il DOGE di Musk ha bruciato 21 miliardi di dollari pubblici in sei mesi

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Ricordate quando Elon Musk, investito del ruolo di “zar dell’efficienza” governativa, prometteva di sradicare gli sprechi dalla pubblica amministrazione? Era la narrazione perfetta: il genio visionario del privato che mette ordine nel pachiderma statale. Peccato che, come abbiamo già analizzato in passato, la figura di Musk sia spesso un bluff. E ora, un rapporto esplosivo del Senato americano lo conferma in modo devastante: il suo “Department of Government Efficiency” (DOGE) non solo non è stato efficiente, ma si è rivelato un buco nero che ha inghiottito oltre 21 miliardi di dollari di soldi pubblici in appena sei mesi.

Il re è nudo: la propaganda sull’efficienza si scontra con la realtà

L’inchiesta, condotta dalla sottocommissione investigativa del Senato, smonta pezzo per pezzo la propaganda muschiana. Mentre il miliardario si vantava di tagliare il superfluo per far risparmiare i cittadini, nei fatti stava orchestrando uno degli sprechi più colossali e rapidi della storia recente. Il tutto, come sottolinea il senatore Richard Blumenthal, mentre la stessa amministrazione tagliava fondi a sanità, assistenza alimentare e servizi di emergenza in nome di una presunta “austerità”.

Pagare per non lavorare: il capolavoro dei tagli di Musk

La fonte di spreco più grottesca identificata dal rapporto riguarda proprio i tanto sbandierati licenziamenti di massa nel settore pubblico. Per “snellire” rapidamente la burocrazia, Musk ha offerto a circa 200.000 dipendenti federali un programma di pensionamento anticipato, pagando loro stipendio e benefit per otto mesi senza che dovessero lavorare. Costo dell’operazione: 14,8 miliardi di dollari.

A questi si aggiungono altri 100.000 dipendenti licenziati in tronco, per i quali sono stati spesi altri 6,1 miliardi di dollari in TFR e indennità. In pratica, il “genio dell’efficienza” ha speso 21 miliardi per pagare centinaia di migliaia di persone per stare a casa, smantellando al contempo la capacità operativa dello Stato.

Tagli che costano miliardi: l’assurda logica di smantellare lo Stato

Ma il disastro non si ferma qui. Il rapporto evidenzia come i tagli del DOGE non solo siano stati uno spreco immediato, ma produrranno costi enormi nel lungo periodo. È la logica perversa di chi vede lo Stato solo come un costo e non come un investimento.

  • Meno controlli, meno entrate: Il licenziamento di migliaia di dipendenti dell’Internal Revenue Service (l’agenzia delle entrate americana) potrebbe costare, secondo uno studio della Yale’s Budget Lab, fino a 2,4 trilioni di dollari in mancate entrate fiscali nel prossimo decennio. Tagliare chi recupera i soldi non è efficienza, è autolesionismo.
  • Consumatori senza tutela: Lo smantellamento del Consumer Financial Protection Bureau (CFPB) ha eliminato un’agenzia che, dal 2011, aveva restituito oltre 26 miliardi di dollari ai consumatori truffati, a fronte di un costo operativo irrisorio.
  • Cibo e medicine alla spazzatura: Il blocco dei fondi all’Agenzia per lo Sviluppo Internazionale (USAID) ha lasciato marcire nei magazzini cibo e medicine per un valore di 110 milioni di dollari.

Oltre i numeri: il costo umano di un esperimento fallito

Dietro queste cifre astronomiche, c’è un costo umano ancora più grave. I tagli all’USAID, che la propaganda descriveva come inutili per il popolo americano, stanno avendo conseguenze catastrofiche. Secondo diverse analisi, il blocco degli aiuti ha già causato centinaia di migliaia di morti per malattie prevenibili in pochi mesi, con proiezioni che parlano di milioni di vittime entro la fine del decennio. È il risultato di una politica che tratta la solidarietà internazionale e la vita umana come voci di un bilancio da tagliare.

La conferma di un bluff: DOGE come specchio di Musk

L’esperimento del DOGE, quindi, non è stato un fallimento casuale. È la perfetta incarnazione del “metodo Musk”: una narrazione grandiosa e accattivante che maschera una realtà di decisioni impulsive, incompetenza gestionale e un profondo disprezzo per le conseguenze sociali. Non si è mai trattato di efficienza o di risparmio per i contribuenti. Si è trattato di un attacco ideologico allo stato sociale e alla funzione pubblica, condotto con la presunzione di chi crede che la complessità del governo possa essere gestita come una startup tecnologica.

Il rapporto del Senato non fa che confermare quello che sospettavamo: dietro la maschera del visionario, c’è un uomo le cui azioni, quando applicate alla cosa pubblica, producono sprechi, inefficienza e sofferenza. Il re, ancora una volta, è nudo.

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