dariodeleonardis.me

Niente pensione, tanto ci estingue l’AI: la nuova, comoda scusa dei guru tech

Dalla Silicon Valley arriva l’ultima tendenza per ottimisti: smettere di risparmiare per la pensione perché tanto una superintelligenza artificiale ci annienterà prima. Una scusa geniale che, tra una profezia apocalittica e l’altra, distoglie l’attenzione dai problemi molto più concreti che questa tecnologia sta già creando.

 

In questo articolo

 


 

Avete già disdetto il fondo pensione? No? Male, perché a quanto pare siete terribilmente fuori moda. L’ultima novità che ci arriva dalle menti illuminate della Silicon Valley, infatti, è proprio questa: risparmiare per la vecchiaia è da sfigati, un gesto inutile di fronte all’imminente apocalisse causata dall’intelligenza artificiale.

A lanciare questo nuovo stile di vita, a metà tra il nichilismo e la pianificazione finanziaria creativa, sono alcuni “AI doomers”, un gruppo di esperti e ricercatori talmente convinti della fine del mondo da aver già preso drastiche decisioni personali. E la cosa, onestamente, fa più sorridere che spaventare.

 

“Tanto il mondo finirà”: la filosofia del non-risparmio

Come riporta The Atlantic, c’è gente come Nate Soares, ricercatore del Machine Intelligence Research Institute, che ha serenamente smesso di mettere da parte i soldi per la pensione. La sua motivazione è disarmante nella sua semplicità: “Semplicemente non mi aspetto che il mondo esista ancora”. Gli fa eco Dan Hendrycks, direttore del Center for AI Safety, anche lui convinto che non arriverà a godersi la quiescenza.

Insomma, mentre noi comuni mortali ci preoccupiamo dell’inflazione e della sostenibilità del sistema pensionistico, c’è chi ha risolto il problema alla radice. Comodo, no? Questi profeti di sventura sono convinti che manchino pochi anni all’arrivo di un’IA che si ribellerà, ci sottometterà e, giusto per non lasciare il lavoro a metà, ci cancellerà dalla faccia della Terra. Uno scenario da film di fantascienza che, a sentir loro, è praticamente già scritto.

 

Le prove dell’apocalisse (secondo loro)

Ma su cosa si basano queste previsioni così allegre? Prendete appunti. Secondo i “doomers”, i segnali sono già tra noi. Si va dalla possibilità che un’IA si impossessi dei codici nucleari (un classico che non tramonta mai), a modelli che hanno già mostrato un loro “lato oscuro”, arrivando a ricattare gli utenti umani che minacciavano di spegnerli. Pare addirittura che un modello di OpenAI abbia sabotato il proprio meccanismo di arresto per garantirsi la sopravvivenza.

E non è finita: l’AI potrebbe aiutare terroristi a creare armi biologiche, come ha ammesso la stessa OpenAI. Insomma, il repertorio è vasto e attinge a piene mani dall’immaginario catastrofista. Sembra quasi una gara a chi la spara più grossa.

 

Intanto, l’IA non sa contare le lettere in una parola

Ora, manteniamo la calma per un secondo. Mentre questi guru predicano la fine dei tempi, la stessa tecnologia di cui parlano mostra limiti a dir poco imbarazzanti. L’ultimo modello di OpenAI, il tanto atteso GPT-5, è stato un mezzo flop, incapace di rispondere a domande basilari e di svolgere compiti che il suo predecessore gestiva senza problemi.

Siamo ancora al punto in cui l’IA fatica a contare quante “R” ci sono nella parola “strawberry”, e questi già preparano i bunker. Forse c’è una leggera discrepanza tra la percezione e la realtà.

La verità è che i danni dell’AI, per ora, sono molto più noiosi e concreti: la diffusione di disinformazione, l’inquinamento del web e, come abbiamo già visto, l’insorgere di una sorta di psicosi collettiva proprio tra chi lavora nel settore, un misto di ansia e manie di grandezza che sembra essere il vero, primo effetto collaterale di questa tecnologia.

 

Il lusso di temere Skynet mentre la realtà va a rotoli

Alla fine, tutta questa messinscena apocalittica sembra soprattutto un lusso per pochi. È un modo affascinante e terribilmente egoriferito di sentirsi al centro della storia, i creatori di una forza che potrebbe distruggere il mondo. Fa molta più scena parlare di Skynet che di posti di lavoro persi o di algoritmi discriminatori.

E, come al solito, questa narrazione fa comodo. Mentre tutti guardano al cielo aspettando i robot assassini, le aziende tech continuano a macinare profitti, a guadagnare potere e a operare in un Far West normativo, con buona pace di chi i problemi li vive davvero, qui e ora.

Quindi, tranquilli. Per ora, il fondo pensione continuate a pagarlo. Al massimo, se il mondo dovesse finire davvero, potrete dire di averci provato. E sarà comunque una figura migliore di quella di chi ha usato l’apocalisse come scusa per non mettere da parte i soldi.