In questo articolo
- “Abbracciate l’AI”, poi siete licenziati: la giravolta di Fiverr
- La beffa finale: dove troveranno lavoro i dipendenti licenziati? Su Fiverr?
- La narrazione “AI-first”: una scusa per tagliare i costi del personale
- Una scommessa miope? I dubbi sull’efficienza dell’AI
- “Grazie per averli liberati”: la rabbia corre sui social
La narrazione sull’intelligenza artificiale e il mondo del lavoro ha raggiunto un nuovo livello di cinismo. Fiverr, la nota piattaforma per freelance, ha annunciato il licenziamento di 250 dipendenti, un taglio drastico del 30% della sua forza lavoro, per diventare un’azienda “AI-first”. La beffa? Solo pochi mesi fa, lo stesso CEO, Micha Kaufman, esortava i suoi dipendenti ad abbracciare l’AI per rimanere competitivi.
Diciamocelo, è una pugnalata alle spalle in piena regola. Una mossa che non solo svela un’ipocrisia di fondo, ma che rappresenta un microcosmo perfetto di come l’AI venga usata come pretesto per smantellare posti di lavoro in nome di una presunta efficienza, con un disprezzo totale per il capitale umano.
“Abbracciate l’AI”, poi siete licenziati: la giravolta di Fiverr
Il tempismo è tutto. Ad aprile, il CEO Micha Kaufman spronava lo staff a integrare l’intelligenza artificiale nei propri flussi di lavoro, pena l’essere spazzati via dalla rivoluzione tecnologica. Un monito che, col senno di poi, suona più come una minaccia che come un incoraggiamento. Pochi mesi dopo, infatti, lo stesso Kaufman ha annunciato i licenziamenti in un post su X, spiegando la necessità di ristrutturare l’azienda.
Il messaggio è brutale: vi abbiamo chiesto di imparare a usare lo strumento che vi avrebbe sostituito, e ora che lo avete fatto, non ci servite più. È la logica dello sfruttamento portata alla sua massima espressione: si assorbono le competenze e poi si scarta il lavoratore.
La beffa finale: dove troveranno lavoro i dipendenti licenziati? Su Fiverr?
L’ironia della situazione è quasi grottesca. Un’azienda il cui intero modello di business si basa sul mettere in contatto freelance umani con potenziali clienti, sta ora sostituendo i propri dipendenti umani con l’AI. La stessa tecnologia che sta rendendo la vita sempre più difficile ai liberi professionisti sulla sua stessa piattaforma.
La domanda sorge spontanea, ed è stata posta da molti critici online: dove andranno a cercare lavoro i 250 dipendenti licenziati da Fiverr? Proveranno a iscriversi come freelance su Fiverr? Buona fortuna, verrebbe da dire. Si troveranno a competere con un esercito di bot e con tariffe sempre più stracciate, in un mercato del lavoro che la loro stessa ex azienda sta contribuendo a distruggere.
La narrazione “AI-first”: una scusa per tagliare i costi del personale
Nelle sue dichiarazioni, Kaufman ha parlato della volontà di creare un'”azienda AI-first” con un “team più piccolo, ciascuno con una produttività sostanzialmente maggiore e molti meno strati manageriali”. Questo linguaggio non è nuovo. È la classica retorica corporate che accompagna i processi di ristrutturazione e downsizing, solo che questa volta la parola magica è “AI”.
Questa trasformazione “AI-first” assomiglia più a una cinica operazione di taglio dei costi che a una reale innovazione strategica. L’intelligenza artificiale diventa così il capro espiatorio perfetto, un pretesto “tecnologico” e apparentemente inevitabile per fare ciò che le aziende cercano di fare da sempre: massimizzare i profitti riducendo il costo del lavoro. Non è un caso che, dall’inizio dell’anno, si stimi che oltre 10.000 posti di lavoro siano andati persi a causa dell’integrazione dell’AI.
Una scommessa miope? I dubbi sull’efficienza dell’AI
Ma questa corsa al licenziamento in nome dell’AI potrebbe rivelarsi una scelta miope. Come sottolineano diversi analisti, l’adozione dell’AI non ha sempre portato a un aumento dei margini di profitto. Inoltre, eliminare i posti di lavoro, specialmente quelli entry-level, significa “cannibalizzare” la capacità di un’azienda di coltivare i talenti e formare la sua futura classe dirigente.
Sembra però che questo tipo di pensiero a lungo termine non abbia trovato spazio negli uffici del management di Fiverr, più concentrati sui risultati immediati e sulla narrazione da vendere agli investitori.
“Grazie per averli liberati”: la rabbia corre sui social
Nel frattempo, la reazione online all’annuncio di Kaufman è stata feroce. Il cinismo dell’operazione non è passato inosservato, e molti utenti hanno espresso la loro rabbia e il loro disgusto.
“Grazie per aver liberato i tuoi dipendenti da un impiego manuale e noioso, permettendo loro la libertà di essere senzatetto come hanno sempre desiderato”, ha scritto sarcasticamente un utente su X. Un commento che, nella sua durezza, riassume perfettamente il sentimento di molti: dietro la retorica dell’innovazione e della produttività, c’è il dramma di persone reali lasciate a casa, tradite da un’azienda che fino a ieri chiedeva loro di essere parte del cambiamento.