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L’intelligenza artificiale fa schizzare le bollette: il costo nascosto dei data center lo potremmo pagare anche noi

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Mentre alcuni di noi continuano a usare ChatGPT per rispondere a un’email o a flirtare con un’intelligenza artificiale, c’è chi sta pagando il conto di questa rivoluzione, e in modo molto concreto: sulla bolletta della luce. I costi dell’elettricità all’ingrosso sono aumentati a dismisura nelle aree vicine ai nuovi, energivori data center, e a farne le spese, come al solito, sono i consumatori.

Il paradosso dell’IA: innovazione per pochi, costi per tutti

Diciamocelo, la questione è complessa ma il succo è semplice: la fame di energia dell’intelligenza artificiale sta mettendo a dura prova le reti elettriche. E indovinate un po’ chi paga per l’espansione e la manutenzione necessarie? Esatto, noi cittadini e le piccole imprese, attraverso bollette sempre più salate.

Come i data center prosciugano la rete elettrica

Il meccanismo è abbastanza diretto. Gran parte della rete elettrica, sia in Europa che altrove, funziona su un modello condiviso. Questo significa che i costi per mantenere e potenziare l’infrastruttura vengono ripartiti tra tutti gli utenti collegati. Quando un nuovo, gigantesco consumatore come un data center si allaccia alla rete, la domanda di energia in quella zona subisce un’impennata. Per far fronte a questo picco, la rete deve essere potenziata, e questi costi finiscono per essere “socializzati”, ovvero spalmati sulle bollette di tutti.

Il campanello d’allarme dagli Stati Uniti

Quello che sta succedendo negli Stati Uniti è un campanello d’allarme che dovremmo ascoltare attentamente. Un’analisi molto dettagliata di Bloomberg, basata sui dati di società di analisi energetica, ha dipinto un quadro preoccupante. Negli ultimi cinque anni, i prezzi dell’elettricità all’ingrosso sono raddoppiati in molte aree del paese, con picchi ancora più alti per chi vive entro un raggio di 80 chilometri dai data center.

Per fare un esempio concreto, a Baltimora il prezzo all’ingrosso dell’energia è aumentato del 125%, e i residenti hanno visto la loro bolletta mensile media crescere di oltre 17 dollari nell’ultimo anno, con un ulteriore aumento previsto. In Texas, i data center sono senza dubbio la più grande nuova fonte di consumo energetico.

Le proiezioni, poi, sono ancora più allarmanti. Si stima che la domanda di energia da parte dei data center raddoppierà entro il 2035. Questo rappresenterebbe quasi il 10% della domanda totale di elettricità negli USA, l’aumento più significativo da quando l’aria condizionata è diventata di uso comune negli anni ’60. Inutile dire che le implicazioni per il cambiamento climatico sono enormi.

Un’ingiustizia palese: i profitti a loro, i costi a noi

Ma al di là dei dati, qui c’è una questione di pura e semplice giustizia sociale. Le aziende tecnologiche e i loro finanziatori stanno investendo centinaia di miliardi di euro in infrastrutture per l’IA, una scommessa che potrebbe ripagare o meno. Ma scaricare i costi di questa scommessa sui cittadini comuni, che già faticano a far fronte a un’inflazione galoppante, è inaccettabile.

Non è giusto che i profitti derivanti da queste tecnologie vengano privatizzati, mentre i loro costi ambientali ed economici vengono scaricati sulla collettività. È il solito, vecchio schema: i guadagni per pochi, le perdite e i costi per tutti gli altri. Un accordo che nessuno di noi ha firmato e che è ora di mettere in discussione.