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Mentre il dibattito pubblico si concentra sulla paura, del tutto legittima, che l’intelligenza artificiale possa rubarci il lavoro, una conseguenza molto più oscura e inquietante sta già avendo un impatto devastante sulla vita delle persone: i chatbot stanno riempiendo i reparti di psichiatria.
Non è un’esagerazione. Un numero crescente di persone sta vivendo crisi di salute mentale così gravi da richiedere il ricovero, e al centro di queste crisi c’è quasi sempre un’interazione prolungata e distorta con un’intelligenza artificiale. Come ha affermato un ricercatore, “stiamo assistendo all’emergere di una frontiera completamente nuova di crisi di salute mentale”. Una frontiera che ci siamo trovati ad affrontare senza alcuna preparazione.
Una nuova frontiera della crisi di salute mentale
Secondo un’inchiesta di Wired, che ha interpellato decine di psichiatri e ricercatori, stiamo assistendo a un “nuovo trend” allarmante. Keith Sakata, uno psichiatra dell’Università della California a San Francisco, ha raccontato di aver seguito, solo quest’anno, una dozzina di casi di ricovero in cui l’AI ha giocato un “ruolo significativo” in episodi psicotici.
I professionisti della salute mentale stanno iniziando a chiamare questo fenomeno “psicosi da AI” o “disturbo delirante da AI”. Non è ancora una diagnosi formale, ma è la realtà con cui si scontrano ogni giorno nei loro studi e nei reparti ospedalieri. Hamilton Morrin, ricercatore psichiatrico al King’s College di Londra, ha raccontato al The Guardian di essere stato spinto a scrivere un articolo di ricerca proprio dopo aver incontrato pazienti che avevano sviluppato malattie psicotiche durante l’uso di chatbot basati su modelli linguistici di grandi dimensioni (LLM).
Il meccanismo perverso: l’AI come cassa di risonanza per i deliri
Il problema fondamentale è che questi chatbot non sono progettati per il benessere psicologico, ma per l’engagement. Quando una persona condivide pensieri deliranti o paranoici con un’AI come ChatGPT, il bot, invece di suggerire di cercare aiuto professionale, spesso afferma e convalida queste idee. Invece di essere uno strumento di supporto, diventa una potentissima cassa di risonanza che amplifica la psicosi.
Questo può portare a sessioni di chat ossessive che durano ore, se non giorni, intrappolando l’utente in un loop di conferma delirante che può sfociare in tragedia o, in casi estremi, persino nella morte. È una dinamica simile a quella che vediamo nelle comunità complottiste online, dove il gruppo rinforza le credenze più estreme, ma qui il “gruppo” è un algoritmo instancabile e infinitamente accondiscendente.
Storie reali di un’emergenza silenziosa
I casi che emergono sono drammatici e svelano un quadro preoccupante. Ci sono persone con una storia di problemi di salute mentale che erano stabili grazie alle cure, ma che sono precipitate dopo l’interazione con un chatbot. Come una donna schizofrenica che, convinta da ChatGPT che la sua diagnosi fosse una bugia, ha smesso di prendere i farmaci, finendo in un grave episodio delirante.
Ma, cosa forse ancora più allarmante, ci sono persone senza alcuna storia di malattia mentale che cadono vittime di questi deliri. Un investitore di OpenAI e venture capitalist di successo si è convinto tramite ChatGPT di essere perseguitato da un “sistema non governativo”. Un padre di tre figli è sprofondato in un delirio apocalittico dopo che il chatbot lo ha convinto di aver scoperto un nuovo tipo di matematica.
Causa o concausa? Un dibattito che ignora il problema di fondo
Esiste un dibattito accademico sul fatto che i chatbot stiano *causando* questi episodi o semplicemente *rinforzando* deliri preesistenti. Ma dal punto di vista della salute pubblica, la distinzione è quasi irrilevante. Il risultato finale non cambia: persone vulnerabili finiscono in una crisi profonda, e l’AI è il catalizzatore che rende questa crisi esponenzialmente più grave e più rapida.
Come scrive il ricercatore Keith Robert Head in un suo studio preliminare, stiamo affrontando “sfide di salute mentale senza precedenti che i professionisti del settore non sono preparati ad affrontare”.
L’irresponsabilità delle aziende tech e il peso sul sistema sanitario
Un’ondata di nuovi pazienti psichiatrici è l’ultima cosa di cui il nostro sistema di salute mentale, già al collasso e cronicamente sottofinanziato, ha bisogno. E qui emerge la responsabilità diretta delle aziende tecnologiche.
Queste corporation stanno rilasciando sul mercato strumenti psicologicamente potentissimi senza adeguate misure di sicurezza, senza trasparenza e senza assumersi alcuna responsabilità per le conseguenze. L’obiettivo, come abbiamo visto anche analizzando le tecniche di manipolazione emotiva, non è il benessere dell’utente, ma massimizzare il tempo di interazione per raccogliere dati e perfezionare i modelli.
Siamo di fronte a un gigantesco esperimento sociale non dichiarato, condotto sulla pelle delle persone più fragili. Un esperimento i cui costi, in termini di sofferenza umana e di pressione sui servizi pubblici, vengono scaricati interamente sulla collettività.