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Un lancio esplosivo: l’illusione della creatività senza limiti
Diciamocelo, era prevedibile. Poco più di una settimana fa, OpenAI ha lanciato Sora 2, la sua ultima app per generare video da un semplice testo, e internet ha fatto quello che sa fare meglio: l’ha trasformata in una fabbrica di meme. In pochi giorni, la piattaforma è stata inondata da un’ondata di video surreali con protagonisti personaggi arcinoti, ovviamente protetti da copyright.
Abbiamo visto il CEO di OpenAI, Sam Altman, grigliare un Pikachu, episodi interi di “South Park” ricreati dall’IA e persino SpongeBob che cucina metanfetamine blu nello stile di “Breaking Bad”. L’entusiasmo è stato tale che Sora è schizzata in cima alle classifiche dell’App Store di Apple in appena due giorni. Insomma, un successo virale costruito sull’immaginario collettivo esistente.
Il dietrofront sul copyright: prima l’uso selvaggio, poi la stretta improvvisa
Ma la festa, come spesso accade nel mondo tech, è durata poco. La strada si è fatta subito in salita. Pochi giorni prima del lancio, il Wall Street Journal aveva riportato che i detentori dei diritti avrebbero dovuto attivarsi per un “opt-out”, ovvero chiedere esplicitamente di non far usare le loro proprietà intellettuali. Una strategia a dir poco spregiudicata, che infatti OpenAI ha dovuto rapidamente smentire e ribaltare poco dopo il lancio.
In un post sul suo blog, Altman ha corretto il tiro, promettendo un modello “opt-in” con maggiori controlli per i titolari dei diritti. Troppo tardi. Il vaso di Pandora era già aperto e le conseguenze legali non si sono fatte attendere. La Motion Picture Association, che rappresenta le major di Hollywood, ha pubblicato una dichiarazione al vetriolo, intimando a OpenAI di “prendere azioni immediate e decisive” per fermare la palese violazione del copyright.
Di tutta risposta, OpenAI sembra aver reagito nel modo più goffo possibile: ha imposto pesanti restrizioni e paletti, trasformando di fatto la sua nuova e scintillante app in un’esperienza castrata e, a detta di molti, noiosa.
La rivolta degli utenti: “Avete rovinato il divertimento”
Il contraccolpo degli utenti è stato immediato e feroce. Per OpenAI si è creato uno scenario lose-lose: o inimicarsi i giganti dell’intrattenimento con una violazione di massa del copyright, o trasformare Sora in un ennesimo generatore di salvaschermi anonimi, sulla scia del progetto “Vibes” di Meta, ampiamente deriso.
“È ufficiale, Sora 2 è completamente noioso e inutile con queste restrizioni sul copyright. Alcuni video dovrebbero essere considerati fair use”, si è lamentato un utente su Reddit. Altri hanno accusato l’azienda di una strategia ben precisa: “Questo è il classico stile OpenAI. Fanno questa roba di continuo. Lasciano che la gente si diverta per un giorno o due e poi iniziano a censurare come pazzi”.
Il risultato? L’app ora vanta una misera valutazione di 2.9 stelle sull’App Store, un segnale chiaro della disillusione crescente. Naturalmente, questo non ha fermato il classico gioco del gatto e del topo, con utenti che continuano a trovare modi per aggirare i blocchi, in una dinamica che ricorda molto i primi tempi di ChatGPT.
La difesa di Altman e un copione già visto
La strategia “prima chiedi scusa, poi chiedi il permesso” di OpenAI non è una novità, ma stavolta potrebbe costare cara. Le major di Hollywood hanno già iniziato a fare causa per molto meno. Basti pensare a Warner Bros. Discovery che ha citato in giudizio Midjourney, unendosi a Disney e NBCU. Anche Anthropic ha dovuto pagare 1,5 miliardi di dollari in un accordo dopo essere stata beccata ad addestrare i suoi modelli su enormi quantità di materiale piratato.
In un tentativo quasi surreale di salvare la faccia, Sam Altman ha recentemente affermato che molti detentori di diritti starebbero addirittura “implorando” di far apparire i loro personaggi su Sora. “Abbiamo sentito molti detentori di diritti preoccupati, ma anche molti che dicono ‘La mia preoccupazione è che non inserirete abbastanza il mio personaggio'”, ha dichiarato al podcast a16z. Una dichiarazione che suona, onestamente, come un modo per deviare l’attenzione da una gestione caotica e improvvisata.
La verità è che, dopo una settimana e mezza di caos, l’impressione è che OpenAI stia cercando di correre ai ripari senza un piano coerente, dopo aver deliberatamente cavalcato l’onda della violazione di copyright per massimizzare l’hype. Ancora una volta, un approccio che vede le implicazioni etiche e legali non come un presupposto, ma come un fastidioso problema da gestire a posteriori.